Il Comites di Parigi ha intervistato il Prof. Daniele De Luca, ordinario di neonatologia e primario presso l’Université Paris Saclay-APHP, Ospedale Antoine-Béclère, che lunedì 7 aprile 2025 ha ricevuto la Medaglia d’Argento al Merito della Sanità Pubblica da parte del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, alla presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci. Una importante testimonianza di un professionista italiano in Francia che si unisce alle numerose storie di concittadini che hanno fatto la scelta della vita all’estero.
- Prof. De Luca, può raccontarci della sua vita in Italia? I suoi studi, l’inizio di carriera…
Mi sono formato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Laurea, Specializzazione, Masters e Dottorato, più brevi periodi all’inizio della carriera presso l’Azienda Ospedaliera della Università Politecnica delle Marche e varie collaborazioni con centri accademici statunitensi e spagnoli. Mi sono appassionato da subito alla rianimazione e al critical care, particolarmente nel bambino e nel neonato. Ho avuto la fortuna di avere alcuni maestri molto lungimiranti e aperti alla multidisciplinarità permettendomi di unire la competenza pediatrica e quella rianimatoria-intensivologica. Mi occupo infatti di una nicchia, la rianimazione dei più piccoli, spesso sconosciuta, appassionante, difficile tecnicamente e umanamente, ma molto soddisfacente.
- Può parlarci della sua esperienza di migrazione in Francia in quanto cittadino italiano? Cosa l’ha portata a prendere questa importante decisione?
Moto semplicemente, ancorché possa sembrare quasi da film, ebbi una proposta nel 2012 durante il congresso della European Society for Pediatric and Neonatal Intensive Care (ESPNIC), di cui sono poi diventato Presidente, da parte di un collega di Parigi. Conoscendo il mio CV e sapendo che parlo francese, aveva proposto il mio nome come Primario di una rianimazione neonatale, di fatto la più grande di Parigi, per la quale si cercava il Direttore da lungo tempo, invano. Il reparto era in sofferenza con molti problemi da risolvere.
In effetti sembrava incredibile, trattandosi del reparto di punta dell’ospedale noto per essere il centro perinatale principale di Parigi, quello dove vanno praticamente tutte le gravidanze a rischio e dove negli anni 80 fu eseguita la prima fecondazione in vitro europea. Si trattava di un’occasione unica, io ero ancora come tanti un giovane precario, e gettai il “ cuore oltre l’ostacolo” raccogliendo la sfida.
Dopo alcuni mesi di colloqui con il Preside di facoltà e la Direzione dell’ospedale ero a Parigi. Per due anni sono stato primario ospedaliero e poi Professore dal 2015. In effetti è stata un’occasione che non avrei avuto, ma è stata associata anche a tanti problemi da risolvere, molti che non avevo affatto previsto. Le istituzioni francesi mi hanno aiutato molto, ma certamente la formazione ricevuta in Italia, gli esempi dei miei maestri, e l’esperienza accumulata sono state crucialmente utili. Così, dopo tanti anni, il centro che dirigo è di nuovo un punto di riferimento non solo in Francia, ma in Europa.
Ho un team per metà italiano, con tanti giovani che sono venuti da vari centri per imparare e che sono poi rimasti sia come dirigenti ospedalieri che come assistenti universitari. In spirito assolutamente accademico ed internazionale il team è composto anche da altri colleghi francesi, spagnoli, indiani, algerini e abbiamo spesso stagisti da tutte le parti del mondo.
- Professionalmente, cosa è cambiato dal suo arrivo in Francia? Quali principali cambiamenti ha visto nell’esercizio della sua professione?
In rianimazione e terapia intensiva, anche neonatale, 12 anni sono equivalenti ad un secolo. L’innovazione non sembra mai abbastanza e vorremmo farne molta di più, ma di certo è stata importante e molte delle scoperte nella nostra disciplina sono state sviluppate dal mio gruppo.
Ricordiamo per esempio l’introduzione dell’ecografia polmonare che permette di seguire i bambini critici con insufficienza respiratoria senza radiazioni (abbiamo insegnato e insegniamo tuttora la tecnica a migliaia di colleghi da tutte le parti del mondo), le nuove tecniche di supporto ventilatorio personalizzato ai bisogni dei pazienti, la dialisi extra corporea neonatale (unico centro a Parigi) – che peraltro si fa con una macchina che è un’invenzione tutta italiana – la trasfusione placentare, per cui siamo stati l’unico centro sperimentatore in Francia e che consente di migliorare la sopravvivenza dei grandi prematuri (bambini di peso alla nascita <1 Kg). Il mio gruppo è attivamente impegnato nella ricerca a tutto campo con tante collaborazioni internazionali, soprattutto per le patologie neonatali più gravi e orfani di terapie. Credo sia importante non essere mai sazi e continuare ad essere curiosi.
Mi piace anche ricordare che abbiamo collaborazioni sia accademiche che industriali con aziende italiane e molte università italiane, con le quali nel 2021 è stato firmato, presso l’Ambasciata d’Italia, un accordo di collaborazione che prevede l’accoglienza di studenti, specializzandi e dottorandi. Ciò ha consentito di formare tanti italiani in un campo (la neonatologia) spesso troppo misconosciuto eppure di cui c’è tanto bisogno. Vorrei che questo sia un motore per accendere la luce sulla neonatologia e sottolinearne l’importanza soprattutto in Italia, dove la protezione dei neonati e la promozione della loro salute è cruciale a ragione della bassa natalità.
- Ci racconti dell’onorificenza che ha ricevuto il 7 aprile 2025 da parte del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Si tratta di un onore grande e inatteso. La Medaglia al Merito della Sanità Pubblica è la principale onorificenza per meriti, prestazioni e servizi accumulati nel settore della sanità pubblica. È conferita dal Presidente, su proposta del Ministro della Salute, previa valutazione delle segnalazioni da parte di un apposita Commissione che vede la partecipazione sia di dirigenti del Ministero che di Generali medici delle varie FF.AA. Non viene assegnata ogni anno ed è pertanto rara e prestigiosa. Non so chi mi abbia segnalato, ma mi dicono vi sono state moltissime segnalazioni di colleghi e istituzioni italiane.
La Medaglia mi viene conferita “per l’impegno profuso a favore dello sviluppo della neonatologia, una specialità di nicchia che si occupa dell’assistenza intensiva ai pazienti più piccoli e più fragili, con significativi risultati raggiunti sia in termini di ricerca scientifica che nella formazione dei giovani neonatologi Italiani. Il Prof. De Luca è stato un punto di riferimento accademico e per la presa in carico ed assistenza dei neonati più gravi o più prematuri contribuendo a porre l’attenzione della salute pubblica sui neonati, che rappresentano il futuro della Nazione“.
Ringraziamo il Prof. Daniele De Luca per questa intervista, unendoci alle congratulazioni per l’onorificenza.


